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Il Punto di Paolo Uggè

Ho detto sin da quando ho iniziato a pubblicare il Punto che, pur affrontando anche temi legati al mondo del trasporto, non erano posizioni ufficiali della federazione. Sono esclusivamente miei pareri personali, condivisibili o meno, ma esclusivamente miei, sulle cose che stanno verificandosi in questi momenti dove mi pare la confusione sembra regnare sovrana. Non pretendo assolutamente che chi li legge concordi con le mie considerazioni né tanto meno, lo ripeto, li possa considerare posizioni politiche legate alla Fai. Poiché sono stati in tanti a chiedere i miei punti di vista; rispondo.

Così come ritengo sia un gesto di solidarietà pubblicare sul sito la lettera/appello che la FIPE (Federazione dei Pubblici Esercizi) ha fatto stampare sul Corriere della Sera di oggi 2 dicembre per evidenziare delle tematiche che certamente riguardano la loro specifica attività ma che coinvolgono l’attività di molti di noi.

Ho voluto ritornare sull’aspetto comunicativo in quanto qualcuno ha voluto considerare “fuori tema” la questione da me sollevata, al termine dell’incontro con la ministro Paola De Micheli, relativamente alle restrizioni che il Governo starebbe assumendo sull’attività sciistica e più sportiva in generale. Scelte che considero dannose e sbagliate, rispetto a quelle assunte o non prese.

Premesso che il trasporto a fune è una competenza che rientra nelle deleghe assegnate a chi gestisce la politica dei trasporti, (è una precisa competenza del dicastero) la ragione per la quale ho voluto affrontare l’aspetto delle decisioni legate ai possibili divieti all’attività sciistica non appartengono certo ad esigenze personali (non pratico lo sci da circa 13 anni) bensì alle ricadute che queste decisioni in modo evidente scaricano sull’economia nazionale. Altrettanto ritengo superficiale l’impostazione che fa il paio con quella che vede, essendo io un forte sostenitore del traforo del Mortirolo che aprirebbe le vali alpine verso est, uno spreco di risorse. Significa innanzitutto capire poco in termini di collegamenti e mobilità ma anche di economia. Se le attività commerciali sono ostacolate anche le merci ne subiscono le conseguenze. Quindi sostenere la politica delle aperture e delle infrastrutture, purché in sicurezza, aiuta le imprese anche quelle di trasporto.

Oggi la politica italiana è dominata dalla presenza da parte di diversi personaggi che ogni giorno, attraverso i media lanciano ricette sul tema dominante in questi tempi. Non v’è dubbio che il rischio pandemia sia da tenere in altissima considerazione. Chi lo nega è un cretino! Un conto però è coniugare esigenze sanitarie con quelle economiche; un conto è far crescere confusione, stati di tensione, blocco delle attività che finiscono per impattare negativamente con la vita economico sociale dei cittadini. Ma che cosa può sapere come funzionano delle attività alpine e cosa determinano un politico di Potenza Che ascolta il virologo di turno e in modo improprio assume decisioni che danneggiano l’economia delle regioni del nord? Quanti alberghi chiuderanno? Quanti esercizi commerciali? Quanti lavoratori stagionali perderanno occasioni di lavoro, quante merci provenienti dai mercati del sud resteranno dove sono?

Ma allora perché le mascherine non debbono essere sempre indossate all’aperto o quando si viene a contatto con altre persone? Non esiste che per fumare si possano togliere! Chi fuma lo faccia a casa propria non per strada. Non può essere consentito che di fronte ai bar, per assumere un caffè, si consentano assembramenti. Le sanzioni, oltre a chi viola le norme, debbono essere applicate anche agli esercenti dei negozi, ed accompagnate con ulteriori misure che prevedono la chiusura. Questo funziona è compreso da tutti e ed è di semplice applicazione. Gli interventi insensati fanno incavolare.

Che senso ha (premesso che sono sempre stato un ammiratore del bel calcio del quale Maradona era la sua massima espressione) consentire assembramenti per rendere omaggio al campione/uomo scomparso e poi ipotizzare, nel silenzio assordante degli uomini di Chiesa, divieti per le celebrazioni natalizie? Al di là di chi è credente, oppure no, ma la libertà religiosa è ancora garantita in Italia. Come è possibile consentire ad un imbecille di immaginare di porre limiti ai familiari che ognuno può ospitare a casa propria? Ma siamo forse precipitati in un regime dove le libertà individuali, sempre che non ledano quelle degli altri, possono essere ridotte? Non ritengo che a qualche signore, mai votato dal popolo, possa essere dato il potere di assumere scelte così impattanti con la vita dei cittadini. Ed il Parlamento? Opposizione compresa, al di là di qualche intervento, cosa fa? Si registrano dichiarazioni sui Media. Non si dovrebbe assumere iniziative a tutela delle libertà garantite dalla Costituzione? Occhio che poi arrivano i forconi.

E coloro che spesso si richiamano ai valori di libertà conquistati con la Resistenza, non si rendono conto che si rischia di cadere in una dittatura di stampo sanitario? Dipendere dai vari Crisanti, Pregliasco, Galli, Burioni o la Di Capua? Tutti laureati in medicina? Chi li ha scelti? Personalmente mi sento più tranquillo se sono i medici ad affrontare tali temi: Zangrillo, Bassetti, Rebuzzi, Garattini, Palù ed altri purché tutti medici e non veterinari.

Un Governo serio su un tema così delicato fa parlare un responsabile o il Presidente del Consiglio. Il pollaio serve solo per i galli, le galline e qualche oca. La situazione generata, per ora, ha favorito solo confusione e, ritengo debba essere, nell’interesse di tutti, fermata.

Potrei continuare a lungo ma ritorno alle conseguenze che hanno portato al mio ragionamento.  Esiste chi non ammette quanto sull’economia, sulla salute della gente, dei giovani, degli anziani, una situazione che si è lasciata sviluppare stia generando condizioni che rischiamo di pagare pesantemente?

Se si limitano, pur nel rispetto delle precauzioni, gli spostamenti, gli acquisti, le idiozie sul coprifuoco (come se i soggetti che viaggiano da soli in autovettura, dopo le 22  potessero spargere il virus) ma nel contempo non si stipulano contratti con imprese private per suddividere l’afflusso ai mezzi pubblici e si perde tempo per degli inutili banchi a rotelle; se non si suddividono gli orari di insegnamento durante la giornata, come si faceva un volta, oppure non si limitano gli ingressi nei grandi magazzini;  e se non si potenziano le strutture ospedaliere, non è che corriamo il rischio di una nuova ondata? Queste le responsabilità di chi sta guidando il Paese. Una riflessione andrebbe allora pretesa.

Le risorse erano disponibili ma chi doveva gestirle con raziocinio ha preferito rincorrere la notorietà data dagli annunci spesso contradditori e le comparsate televisive, piuttosto che dedicare a coniugare il diritto alla salute con l’economia.

Ora vedremo come si riuscirà a gestire la distribuzione dei vaccini. Noi abbiamo avanzato una proposta da tempo, come successo in Spagna, di far elaborare un piano da imprenditori della logistica seri e preparati. I professori molto spesso sono bravissimi ad insegnare sulle lavagne ma conoscono meno la pratica.

Purtroppo anche questa volta hanno individuato invece “esperti” che forse della logistica ne hanno sentito parlare. C’è solo da pregare, per chi crede, e sperare che il Bambin Gesù, mosso a compassione, ci protegga da queste forme di autolesionismo.